Ep. 3/ Le relazioni con gli oggetti
Il significato emotivo delle cose
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Il filosofo Martin Heidegger (1889-1976), tra i pensatori più influenti del Novecento e autore dell’opera Essere e tempo, descriveva l’uomo come essere-nel-mondo: la nostra esistenza non è mai isolata, ma costitutivamente intrecciata al mondo che ci circonda.
La psicologia e la psicoanalisi hanno confermato questa intuizione, mostrando come la psiche si costruisca e si alimenti nel rapporto costante con l’altro e con l’ambiente.
Anche gli oggetti fanno parte di questa rete di relazioni invisibili. Non sono semplici cose inanimate, ma presenze che abitano la nostra quotidianità e riflettono, spesso in modo silenzioso, la nostra interiorità.
Gli oggetti custodiscono ricordi, emozioni, frammenti di esperienze: ci raccontano chi siamo, chi siamo stati e, talvolta, chi vorremmo diventare.
Ep. 3/
LE RELAZIONI CON GLI OGGETTI
Donald Winnicott parlava di oggetti transizionali, come la copertina o il peluche che un bambino utilizza per sentirsi al sicuro e per mediare il passaggio tra sé e la madre.
Ma questo non accade solo nell’infanzia: anche da adulti continuiamo a stabilire legami affettivi con le cose. Un libro, una fotografia, un regalo ricevuto da una persona amata diventano depositari di legami, significati e memorie che parlano di noi e della nostra storia.
Tuttavia, il nostro modo di prenderci cura degli oggetti – o al contrario di trascurarli – dice molto anche di come ci relazioniamo con noi stessi e con il nostro mondo interno.
Trascurare gli oggetti (lasciarli in disordine, rovinarli, non attribuire loro valore) può indicare distacco emotivo, difficoltà a riconoscere continuità e significato, oppure la tendenza a negare sentimenti dolorosi legati a ciò che quegli oggetti rappresentano.
Avere un’eccessiva cura degli oggetti (ordine rigido, impossibilità di separarsene, conservazione maniacale) può rivelare il bisogno di controllo, la paura di perdere ciò che dà sicurezza o la difficoltà ad affrontare separazioni e cambiamenti.
In entrambi i casi, gli oggetti funzionano come specchi delle nostre dinamiche inconsce: ci parlano di quanto investiamo affettivamente nel mondo, del nostro bisogno di sicurezza o del nostro timore del vuoto. Imparare ad ascoltare ciò che rivelano ci permette di comprendere meglio chi siamo e quali emozioni ci abitano.
Gli oggetti non sono quindi solo materia: sono estensioni simboliche del nostro mondo interno. Ogni cosa che scegliamo di tenere, conservare o lasciare andare parla del modo in cui viviamo il legame, la perdita, la memoria. Imparare ad ascoltare ciò che le cose evocano dentro di noi significa esplorare un linguaggio emotivo fatto di silenzi e simboli, che ci connette in modo profondo alla nostra storia.
In questo senso, prendersi cura degli oggetti – né troppo, né troppo poco – equivale a prendersi cura di sé: a riconoscere valore, presenza e significato in ciò che ci circonda e, di riflesso, dentro di noi.